Nel giugno del 2012 si è concluso il rapporto di collaborazione professionale con il settore giovanile della pallacanestro Trieste. Un’esperienza particolarmente stimolante e formativa dal punto di vista personale come professionista a contatto con uno staff tecnico ed una dirigenza che ha saputo cogliere l’importanza di una figura come quella dello psicologo in affiancamento a quella tecnica nella gestione del settore giovanile.
Veder crescere i ragazzi sia individualmente in personalità e maturità, sia come atleti formando un gruppo affiatato fuori dal campo ed una squadra nei 28 metri del campo da basket, ha rappresentato un’esperienza davvero soddisfacente dal punto di vista professionale ed umano.
Un gruppo di giovani provenienti da realtà del basket cittadino diverse, abituati a metodologie di allenamento e messaggi formativi diversificati e, a volte preconfezionati, hanno trovato un’iniziale difficoltà a rapportarsi con un coach che chiedeva loro di osare, di scegliere, di essere atleti pensanti e crescere come squadra in modo da esaltare quelle che erano le loro abilità ancora non espresse.
Il lavoro congiunto con lo staff tecnico ci ha portato ad aprire la strada alla creazione di una struttura di squadra che ha iniziato giocando in maniera sfilacciata e basandosi solo sul talento di alcuni, fino a diventare un team che, superando timori e insicurezze che il nuovo corso aveva messo in luce, è stato capace di raggiungere le finali nazionali per 3 anni consecutivi grazie al fuoco ed alla consapevolezza individuale e di squadra, che il coach aveva acceso ed alimentato in ognuno dei protagonisti di questa avventura.
In concreto, nella mia esperienza con l’under 19 si è lavorato anzitutto sul coach e sulla sua personalità.
E’ l’allenatore infatti che si relaziona con i ragazzi, ed è a lui che si danno le chiavi per mandare certi messaggi e risolvere questioni singole o di squadra, trovando il giusto modo per farlo a seconda delle situazioni. In questo contesto l’allenatore si deve mettere in gioco, e soprattutto conoscere sé stesso e il modo in cui si pone verso i suoi atleti.
Nel caso particolare ho avuto la fortuna e l’onore di collaborare con un coach che, seppur forte di 25 anni di esperienza alle spalle, ha dimostrato grande apertura mentale, mettendosi a disposizione per trovare i canali giusti con cui costruire un ponte di comunicazione con i componenti della squadra.
In nessuna delle tre partecipazioni alle finali, la squadra ha mai giocato per il titolo, ma, come ho avuto già modo di osservare in un altro articolo di questo blog, la vittoria con la V maiuscola è stata il constatare, anno dopo anno, uno sviluppo corretto e sano, non solo dal punto di vista tecnico- tattico e fisico, ma anche da quello della personalità di ognuno dei ragazzi, alcuni dei quali fanno tuttora parte della formazione della prima squadra, se non addirittura della nazionale under 20 campione d’Europa.
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