Ogni atleta si pone degli obiettivi che lo portino a raggiungere un livello prestazionale che gli permetta di ottenere i risultati auspicati.
Il lavoro di allenamento mentale che porta l’atleta a sfruttare nel miglior modo possibile le proprie abilità psicologiche è fondamentale, ma ciò che gioca un ruolo significativo è la consapevolezza di sé e della persona-atleta.
Nella mia esperienza professionale ho avuto a che fare con diversi casi di atleti molto preparati dal punto di vista tecnico e atletico, ma che manifestavano a livello competitivo un andamento altalenante pur dicendosi preparati in termini di self confidence ed allenamento mentale.
Il lavoro con questi atleti è passato necessariamente attraverso l’analisi di fattori che apparentemente non riguardavano la disciplina sportiva ma come costoro si approcciassero a diversi aspetti della loro vita dove si sentivano messi in gioco, così come nello sport.
Si tratta di un percorso di autoconsapevolezza che coinvolge il loro rapporto con la visione di sé stessi come persone e sportivi meritevoli di successo e prestazioni di alto livello.
Apparentemente può sembrare ovvio che l’obiettivo di un atleta sia il raggiungimento di massimi risultati, ma ciò che “spinge” dai substrati del nostro inconscio non sempre rema nella stessa direzione alimentando così l’influenza della “mente che zavorra” che sotto sotto, a volte, non fa sentire all’atleta di meritare di raggiungere l’obiettivo tanto desiderato.
Una self confidence non del tutto consapevole e minata da una realtà profonda ed intima che ci porta a reagire a determinati stimoli ansiogeni attraverso schemi di comportamento precedentemente acquisiti che non sempre sono produttivi e, direi, “psicologicamente allenanti” sia a livello sportivo che nei confronti del nostro vivere quotidiano, necessita di un intervento che possa individuare le origini dei vissuti disfunzionali e che sia quindi in grado di indirizzare l’atleta verso il rimedio più opportuno fornendogli gli strumenti adeguati per conoscere quella parte di realtà ancora nascosta, comprenderla (nel senso ampio di prenderla- con, cioè abbracciarla, farla propria),e capire quindi come gestirla ed imparare a mettere in atto comportamenti alternativi, facilitanti e produttivi quando l’atleta si viene a trovare in situazioni di disagio psico- emozionale.
In alcuni casi, perciò, solo lavorando su determinati aspetti di carattere anche personale, l’atleta sarà completamente libero di indirizzare consapevolmente anima, corpo e mente verso i propri obiettivi.
Il costituirsi di un attento e funzionale programma di obiettivi specifici e realistici nel loro compimento porta ad innalzare il livello motivazionale e quello di autostima ed autoefficacia.
Nel fissare un obiettivo che sia concreto ed oggettivamente raggiungibile, l’atleta ha la possibilità di esperire una sensazione reale di autoefficacia che svilupperà in lui una maggiore sicurezza nei propri confronti e nel percorso che sta intraprendendo alimentando la motivazione e la predisposizione al miglioramento personale.
Costruire un percorso produttivo di obiettivi progressivamente allenanti può rappresentare un vero e proprio compito soprattutto se non si è abituati a soffermarsi in maniera meticolosa su ciò che si vuole realizzare e sul come poterlo ottenere.
Pertanto, è necessario partire da obiettivi piccoli, concreti e a breve termine, dei quali si possano vedere i risultati entro due/tre mesi. Obiettivi a livello fisico, tecnico e psicologico che rappresentino la base su cui poggeranno quelli a medio termine da realizzare in un periodo più lungo e che, a loro volta, saranno il punto di partenza per portare a compimento e rendere reali gli obiettivi a lungo termine.
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